Il corso della nostra esistenza si articola in modo imprevedibile e può sottoporci a una serie di eventi che, positivi o negativi che siano, mettono alla prova le nostre capacità di adattamento. Può trattarsi di eventi prevedibili (l’uscita dalla casa dei genitori, la laurea, il matrimonio, la morte di un genitore o un nonno, la nascita di un figlio, la perdita di un lavoro, un trasferimento) oppure del tutto inaspettati (l’arrivo di una malattia, un divorzio, una grande somma di denaro all’improvviso, la perdita di un figlio). Può capitare che in questi momenti ci si senta sopraffatti o inadeguati alla situazione. Talvolta, a sovrastare ogni altro aspetto della vita sono le preoccupazioni per le generali condizioni socio-economiche (crisi economica, precariato, incertezza lavorativa): da una ricerca di Cardaci (2009) che ha coinvolto numerose ASL della Regione Piemonte e tutte quelle di Torino, è emerso infatti un forte legame fra il precariato e il ricorso a servizi per la cura del disagio psicologico individuale.
Succede anche che ci si senta preda di una sensazione di malessere generalizzato senza una apparente ragione. Le passioni di una volta non stimolano più, si è facili al pianto o perfino ad attacchi di rabbia senza trovare un motivo plausibile.
In entrambi i casi, si avvertono emozioni negative che compromettono il proprio benessere e si frappongono al raggiungimento dei propri obiettivi.
In queste situazioni, la Psicoterapia Sistemico-Relazionale può fungere efficacemente da spazio protetto di espressione libera di queste emozioni negative, ma anche di ricerca di un senso e di un significato per quanto sta succedendo. Attraverso la relazione con il terapeuta vengono alla luce le proprie debolezze, ma anche e soprattutto le proprie risorse che, valorizzate, daranno luogo a una nuova narrazione di sé. Un nuovo paio di occhiali con cui guardarsi che, oltre a far luce sulle zone d’ombra, darà loro un significato articolato e connesso con le altre parti di sé, aprendo possibilità di cambiamento.
Difficoltà relazionali e resistenza ai cambiamenti
Con le parole di Marco Bianciardi, direttore e responsabile scientifico del Centro Clinico dell’Associazione Culturale Episteme di Torino, “Nessun essere vivente esiste di per sé”.
Pensiamo al bambino: inizialmente, ciò che egli percepisce è l’unità indifferenziata. La differenziazione comincia con il porsi del soggetto come “Io” distinto da un Altro che viene in quel momento creato: è così che nasce la relazione. Una relazione fisica molto intensa, con caratteristiche uniche, che influenzerà il modo in cui la persona si rapporterà al mondo da quel momento in poi. La realtà, quindi, non è soltanto soggettiva, ma viene letteralmente costruita attraverso le relazioni.
Non stupisce quindi, data la loro importanza, il fatto che le relazioni possano generare sofferenza quando risultano difficili da gestire, in qualunque ambito questo accada:
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nella coppia, se il conflitto è la dominante di ogni momento trascorso insieme o se non si riesce a comunicare efficacemente;
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in famiglia, se le aspettative pesano troppo o se sembra che fra genitori e figli ci sia un muro impenetrabile;
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con gli amici, se ci si sente soli o incompresi o se mancano le relazioni positive;
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sul lavoro, se non si riesce a interagire e a cooperare con i colleghi o se la comunicazione è povera.
Queste difficoltà nel portare avanti le relazioni significative possono “imprigionare” l’individuo e impedirgli di procedere nei fisiologici cambiamenti che lo porteranno a raggiungere i suoi obiettivi di vita.
Ogni sistema umano tende, infatti, naturalmente alla conservazione e, di conseguenza, al corretto equilibrio fra il mantenimento dello stato attuale (omeostasi) e i processi di cambiamento (morfogenesi). Il cristallizzarsi delle dinamiche relazionali in modelli rigidi può portare il sistema (individuo, coppia, famiglia, gruppo di amici, azienda) a muoversi per evitare qualunque tipo di cambiamento. Questo perché, per quanto generi malessere, l’omeostasi è rassicurante e comporta un minor dispendio di energia e un minor investimento personale rispetto alla morfogenesi.
La Psicoterapia sistemico-Relazionale può essere efficace nell’individuare i nodi problematici e le dinamiche relazionali cristallizzate che ingabbiano l’individuo o il sistema, impedendo la generazione di relazioni positive. L’introduzione della relazione terapeutica nel sistema lo perturba e costituisce una importante spinta al cambiamento delle regole e delle gerarchie, favorendo i processi morfogenetici.
Incertezza del futuro, fragilità della propria condizione sociale e insicurezza esistenziale − queste onnipresenti compagne di vita in un mondo liquido-moderno.
– Zygmunt Bauman –