Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è un disturbo psicologico caratterizzato dalla presenza di due tipologie di comportamenti. Da una parte, chi ne soffre è vittima di ossessioni, ovvero pensieri intrusivi, inappropriati e ansiogeni che riguardano oggetti o temi che sente molto lontani da sé (ad esempio lo sporco, l’ordine, la contaminazione, la blasfemia). Dall’altra, si sente forzato a mettere in atto comportamenti che hanno l’aspetto di veri e propri rituali, che riconosce come irrazionali ma che hanno il potere di controllare le ossessioni e le emozioni negative da esse derivanti. Tali comportamenti prendono il nome di compulsioni (ad esempio, pulire o lavarsi le mani, riordinare o contare, ripetere mentalmente una parola o una frase).
Il Disturbo ossessivo-compulsivo mina seriamente il funzionamento psicosociale individuale: spesso, infatti, ossessioni e compulsioni causano gravi dispendi di tempo che impediscono lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Non solo: spesso, la persona che soffre di Disturbo Ossessivo-Compulsivo si avvale del sostegno di uno o più familiari per quanto riguarda l’aiuto nella messa in atto delle compulsioni o la rassicurazione. Il peggioramento della qualità della vita, quindi, riguarda anche le persone vicine al soggetto sofferente.
Nella stessa categoria diagnostica del Disturbo Ossessivo-Compulsivo rientrano altri disturbi ad esso correlati come la Tricotillomania (il bisogno compulsivo di strapparsi i capelli), il Disturbo da Accumulo, il Disturbo da Escoriazione della Pelle e il Disturbo da Dismorfismo Corporeo, in cui la preoccupazione per uno o più aspetti corporei che la persona percepisce come difetti causa comportamenti ripetitivi per far fronte al disagio.
La Psicoterapia Sistemico-Relazionale del Disturbo Ossessivo-Compulsivo e dei disturbi ad esso connessi può far riferimento alle dinamiche di differenziazione. L’affermazione di sé come persona autonoma, “altra” dalla propria famiglia o dal proprio sistema di riferimento spesso comporta un conflitto, o comunque lo schieramento dall’uno o dall’altro estremo di un continuum semantico (ad esempio, dipendente/indipendente, buono/cattivo, dentro/fuori). Il senso di colpa derivante da questa scelta “egoistica” e il tentativo di espiarlo potrebbero essere all’origine dei sintomi ossessivo-compulsivi. Cercheremo quindi di risalire alle dinamiche relazionali che hanno portato a questa polarizzazione rigida, dandole un senso e provando a cambiarne le regole.
I clienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo sembrano inoltre trarre grande giovamento da un trattamento psicoterapico che coinvolga anche i loro familiari: uno studio sperimentale dell’Università di Torino ha infatti dimostrato che aumentare la consapevolezza dei familiari riguardo al disturbo ed il loro coinvolgimento nel trattamento dello stesso aumenta sensibilmente le probabilità di guarigione (Albert et al., 2009).
Mi nacque un’ossessione. E l’ossessione diventò poesia.– Alda Merini –